Casalinga… donna libera?

Posted: 9 Marzo 2011

Foto di Eugene Zelenko da Wikipedia

Stasera mi chiedevo se scrivere qualcosa sulla festa della donna o se passare direttamente al post sulle cartucce ricaricabili. E mentre cantavo la ninna nanna a mia figlia queste due cose hanno dato il via ad un concatenamento di idee…

Ricaricare le cartucce, informatica, tutte cose “da uomo”… guardate nei forum di informatica e tecnologia e contate il numero delle donne… davvero esiguo! Quindi su questo ci si potrebbe scrivere (e molti l’hanno fatto) un libro, altroché un semplice post. Sulla diversità/complementarietà/uguaglianza tra uomo e donna.

Ma stasera, visto che questa festa serve a ricordare i nostri diritti, vorrei metterla su un altro piano. Quello della libertà.

Noi occidentali della nostra generazione siamo ormai donne libere. Possiamo studiare, lavorare, fare carriera… Dobbiamo tirare fuori di più le unghie, affrontare umiliazioni, combattere contro stipendi più bassi e capi allunga-mani. Però nessuno ci può dire cosa indossare o che dobbiamo restare a casa, non siamo costrette a chiedere il permesso per uscire, per comprarci qualcosa, per andare al lavoro, per trovarci con le amiche.

Grandi conquiste delle nostre madri. Che però, spesso, hanno dimenticato un altro diritto: quello di poter stare a casa e fare le madri a tempo pieno.

Negli anni della lotta per l’emancipazione fare la casalinga era un dovere per una donna; così, quando si è chiesta la libertà di scegliere cosa fare della propria vita qualcuna ha dimenticato che per alcune donne stare a casa e fare la madre potrebbe essere un’opzione piacevole, gratificante. Nella foga di cancellarlo come dovere lo si è cancellato anche come diritto.

Io ho fatto questa scelta dopo la nascita di Luca (in realtà l’avevo fatta molto prima di sposarmi…); quando mi è stato negato il part-time ho segretamente gioito perché stare a casa con i miei figli era il mio vero e profondo desiderio. Non nego che in alcuni momenti non sia stato difficile, però sono sempre più contenta di aver fatto quel passo così da “fuori di testa” secondo molte colleghe e conoscenti! Lasciare un lavoro a tempo indeterminato, un lavoro interessante (ero corrispondente commerciale in un ufficio estero), per stare a casa a… a far che? Pulire? Sentire piangere i bambini? Pulire nasi? Cucinare? Cambiare pannolini?

Sì e no. Nel senso che fare la casalinga non significa necessariamente passare le giornate con lo straccio in mano; un esempio su tutti è quello dei vetri delle finestre: non è detto che vadano puliti tutti i giorni… io li pulisco quando serve (ma proprio quando serve eh!).

Cucinare è una passione: se ce l’hai cucini anche dopo 8 ore di lavoro e con tre figli appiccicati alle gambe…

Quanto a stare con i bambini… per me è sempre stata una passione, da quando ero ancora bambina io. Mi riconosco in alcune amiche di Tabita che, quando sono qui, mollano giochi, televisione, amiche per giocare con Febe… io ero così: se c’era un bambino piccolo in giro non mi interessava niente altro… Il che non vuol dire che ogni tanto non mi urtino i nervi, non perda la pazienza, non provi anch’io il desiderio di fuggire da tre belvette urlanti che chiamano “mamma!!!!!”. Però i momenti in cui mi guardo intorno, nel caos della mia casa, e vedo i miei bambini e mi sento  felice… sono così tanti e così profondamente appaganti che fanno pendere decisamente la bilancia verso i “pro” mamma full-time.

Ho altre attività, altri interessi, che occupano il mio tempo e credo che questo sia importante perché fare la mamma a tempo pieno non deve significare annullarsi per i figli.

Questa scelta, però, non la possono fare tutte le donne che ne sentono il desiderio. Gli ostacoli principali sono due: l’aspetto economico e quello culturale. Il primo è spesso un pretesto… mio marito fa l’impiegato e quando abbiamo scelto di rinunciare al mio stipendio non è stato facile… Però abbiamo sempre calcolato che due operai prendevano poco di più… E in quei casi, quando in due si raggiungono a stento i 1500 euro, come si può scegliere davvero di lasciare il lavoro? Con 800 euro al mese e magari 500 di affitto… davvero per una donna in questa situazione è un diritto andare al lavoro?

Il discorso culturale ha varie sfaccettature; dalla donna che non vuole dover chiedere i soldi al marito (ma come, se io lavoro in casa e tu fuori quei soldi sono di entrambi… almeno qui da noi funziona così!), a quella che ha paura di non poter più rientrare nel mercato del lavoro se un giorno dovesse averne bisogno, a chi non può licenziarsi perché il marito non glielo permette… perché in questi anni la donna deve lavorare

Nel 2004 mi sono candidata a Consigliere Comunale. Sotto la mia foto nella lista dei candidati avevo scritto “Casalinga”. Lo ero da poco e l’avevo scritto con orgoglio. Poco prima di mandarlo in stampa, senza chiedermene il consenso, la candidata Sindaco l’ha sostituito con un bel “Ragioniera”… “Sai mi pareva proprio brutto casalinga…” mi ha poi detto con tutto il naso storto… Al di là del fatto che io sono un Perito Turistico, ma cosa c’è di male ad essere casalinga nel 2000, quando questa è una scelta consapevole e ponderata e non un obbligo?

Nel mondo che sogno ogni donna è libera. Libera di decidere della sua vita, libera di sposarsi o no, di studiare, di fare carriera, di avere dei figli, di lavorare, di stare a casa… magari, in quest’ultimo caso anche con un contributo dello Stato, come avviene in altri Paesi dell’Europa…

E mentre sogno auguro a tutte che questo prossimo anno che ci separa dalla prossima Festa della Donna porti maggior rispetto per tutte le donne, per il nostro cervello, per la nostra femminilità, per le nostre scelte. Auguri a tutte!

18 Comments

  • sara 9 Marzo 2011 at 19:13

    ciao!bell’articolo!!
    anche io casalinga, anzi moglie e mamma per scelta…scelta a volte poco capita..a volte quando dico che sto a casa vengo guardata o come una sfigata o come una mantenuta…invece io mi sento una privilegiata!!!credo che se lavorassi e poi dovessi fare tutto quello che faccio sia per la casa ma soprattutto per marito e bambini(uno di 2 anni e una di 4 mesi) impazzirei!!!e davvero vedo in certe donne che riescono a fare tutto, cioè lavorare fuori e poi dentro casa, delle vere sante!!!soprattutto quelle che davvero lo devono fare per necessità!
    un abbraccio!!

    Reply
    • Tiz 9 Marzo 2011 at 21:42

      Concordo Sara… io l’ho fatto per un periodo e non è stato facile. Quello che più mi dispiaceva era la sensazione di non avere più tempo per me stessa… Lavoro, casa, famiglia… Il massimo che restava era il tempo per un libro, non certo per fare candele, cucire, impastare cernit, “smanettare” col computer…
      Rinuncio volentieri ad un guardaroba di vestiti, ma non al tempo per fare quello che mi piace o per sedermi per terra tra i miei figli e giocare con loro…

      Reply
  • mammasuperabile 9 Marzo 2011 at 20:50

    stare a casa è un grande privilegio… lo vorrei anch’io ma penso che per ora non possiamo permettercelo forse tra 28 anni quando finisce il mutuo…
    nel frattempo tento di organizzare il rientro al lavoro con un’impatto minimo sul pupo… un giorno a settimana di permesso così mi creo il part-time da sola, turni festivi (sta con papà) così recupero durante la settimana e brevi passaggi dalla suocera per i momenti di fisica impossibilità.
    un po’ mi spaventa anche il fatto che la pensione sarà risicatissima se non vanno su i contributi
    siete proprio privilegiate!

    Reply
    • Tiz 9 Marzo 2011 at 21:36

      Sarà che io sono un po’ incosciente, ma alla pensione non ci penso… Quando lavoravo mi ero iscritta alla pensione integrativa dei metalmeccanici; c’era una profonda differenza tra chi aveva iniziato a lavorare prima e dopo aprile del ’93… Io facevo parte del secondo gruppo… quello che, probabilmente (ma è una mia sensazione, non avvallata da dati concreti) la pensione non la prenderà proprio…
      Preferisco godermi il presente senza preoccuparmi troppo per il futuro. Ho messo al mondo tre figli, spero che, se e quando diventerò vecchia, non sarò abbandonata lungo una strada… Poi ci sarà la pensione di Andrea… lui fa parte del primo gruppo… chissà miliardi che arriveranno!!!
      A parte gli scherzi… preferisco non sacrificare il presente per un futuro comunque incerto.

      Reply
  • Irene 10 Marzo 2011 at 11:09

    Tiz spero che ciò scrivi serva a dare forza alle mamme che vorrebbero fare la tua stessa scelta e non ne hanno il coraggio. Io sono particolarmente fortunata perchè posso lavorare da casa (faccio l’architetto urbanista) e l’attuale crisi di carenza di incarichi, paradossalmente, mi aiuta e mi lascia molto tempo da dedicare ai tre marmocchietti. Mi sono sempre sentita privilegiata a rimanere a casa la mattina e avere tempo per vestire i bimbi e prepararli con calma, fare colazione pranzo e cena con loro. Di sicuro non ne avrà giovamento la carriera lavorativa, ma a me basta fare quel minimo per avere un piccolo introito. Per il resto posso rinunciare a tutto pur di stare con i piccini e avere tempo da dedicare alle attività che possiamo fare insieme. Il primo anno che nacque la mia figlia più grande lavoravo come dipendente e mi sembrava assurdo doverla lasciare dalla mattina alle 8 alla sera alle 18. Lo consideravo una aberrazione troppo grande per una mamma. Quando finii il contratto a tempo determinato ne fui felice. Capisco, però, che per molte donne e mamme non sia facile fare una scelta del genere. Economicamente le difficoltà sono molte. A tante cose si deve rinunciare , ma a volte molti bisogno che crediamo di avere in realtà sono fasulli e possiamo fare a meno di molte più cose di quel che pensiamo.Basta scegliere le priorità!

    Reply
    • Tiz 11 Marzo 2011 at 22:51

      Concordo! Ricordo che quando ho iniziato a lavorare il mio stipendio mi sembrava un’enormità: poco più di un milione in lire… per me che ero abituata a 80 mila lire di paghetta quello stipendio bastava per contribuire alle spese di casa, pagare la rata della macchina e riuscivo anche a mettere via qualcosa… Il fatto è che ci si abitua presto ad entrate maggiori, molto più difficile è “decrescere”…

      Reply
  • Val 6 Novembre 2011 at 19:04

    Sono proprio d’accordo! Anche se nutro ancora qualche dubbio sulla mia condizione di casalinga…
    In effetti sono casalinga dalla nascita del mio primo figlio per scelta…del datore di lavoro!Nel senso che mi han lasciata a casa allo scadere del contratto!Come te ho gioito dentro senza farlo vedere troppo fuori, perche’ oggi un donna che sta bene in questa condizione, a volte, e’ vista come una emarginata sociale, o almeno questa e’ la mia sensazione. Cmq nonostante i dubbi (pensione, dipendenza economica, necessita’ di “evadere”…) permango in questa condizione per mia scelta (ops nostra scelta: di famiglia cioe’!) e sempre per nostra scelta abbiamo deciso di mettere al mondo un altro figlio e di offrire anche a lui la presenza di una mamma full time almeno fino ai tre anni…poi si vedra’ come procedere e come si potra’. Nel frattempo anche a me piacerebbe occuparmi di qualche piccolo passatempo…e qualcosina riesco a fare, un vestitino pre-maman, una collana, nuove ricette, scoprire nuovi blog! ma faccio una gran fatica perche’ il mio piccolo che non ha ancora due anni non mi molla mai e vuole fare tutto: se accendo il PC vuole scrivere, se faccio l’uncinetto mi srotola il gomitolo come un gattino….ma tu come fai a fare le cose pazzesche che fai?!Brava!

    Reply
  • Mathilda 16 Gennaio 2012 at 22:19

    Ciao, ho letto qs. post sulla bacheca di Bruna e son corsa a vedere di che si trattava. Hai una follower in più. ;o)
    Condivido ciò che scrivi in toto. Personalmente però il termine casalinga mi sta stretto perchè non mi occupo solo della casa ma faccio, come te, diverse altre cose che una casalinga ‘classica’ (cioè di qualche decennio fa) non si sognerebbe di fare.
    Quoto il fatto che se il lavoro delle casalinghe fosse riconosciuto anche solo come un part time, molte donne cambierebbero atteggiamento circa il lavoro fuori casa. Ma non è così. E posso dirlo, spero: nei primi tre anni di vita il bambino ha bisogno di una figura dominante che serve per il suo sviluppo e la sua autostima. Ho visto (da pedagogista) troppi bambini cresciuti dai nonni, dalle tate o nei nidi.
    Se deleghiamo l’educazione non possiamo lamentarci di quello che i ns figli diventano. Noi siamo i responsabili. E non è vero che è solo la qualità del tempo a contare! Basta con sta palla colossale che hanno inventato per far sentire le mamme e i papà meno in colpa per la loro assenza. Un bambino ha bisogno di presenza, attenzione, non di un’ora prima di andare a dormire. Il bambino osserva *sempre* i genitore che è con lui e impara. Mi fermo. Felice di aver scoperto il tuo blog. :oD

    Reply
  • sara 5 Febbraio 2012 at 17:45

    Ciao,
    io sto lavorando attualmente, ma ho cominciato la mia vita da sposata come casalinga e sono stati gli anni più sereni che ho vissuto. Ora sono sette anni che lavoro, nel frattempo è nata mia figlia e io mi sono giocata la sua prima infanzia ( ha 5 anni, ormai) .
    Credo sia stata detta una cosa giustissima nell’articolo, quando si parla dei diritti e dei doveri e del fatto che la donna, nella sua foga di guadagnare il diritto ad andare a lavorare, ha poi perso quello a stare a casa e crescersi i propri figli personalmente, cosa per la quale non c’è stipendio che valga.
    Ultimamente ho preso la decisione di lasciare il lavoro, fra l’altro neanche fisso, per lavorare più precariamente e stare prevalentemente a casa.
    Sono arrivata a tanto perchè negli utimi anni ho accettato di sacrificare la mia salute e il mio benessere mentale per avere in cambio la sicurezza economica e adesso sono ridotta all’ombra di me stessa. Spendo più soldi in medicine ora di quanti non ne abbia spesi in una vita; torno a casa la sera e non ci sono per nessuno; i rapporti con mio marito si sono ridotti al minimo indispensabile e le attenzioni che riesco a dare a mia figlia sono frettolose e e non manca il nervosismo.
    So già che verrò guardata da tutti i miei familiari e conoscenti come una pazza furiosa, inoltre mio marito è un operaio e porta a casa davvero poco; ma per me ormai la scelta è fra questo o gli psicofarmaci e sinceramente, prima di arrivare ad essere una giovane mamma che si imbottisce di antidepressivi, per continuare a tenersi un lavoro che la distrugge, preferisco privilegiare la mia salute e sperare che qualcosa di meglio arriverà.
    ma che fine hanno fatto i nostri diritti?
    Io secondo qualche femminista sfegatata ho esercitato qualche diritto negli ultimi anni? Se avessi potuto davvero esercitare i miei diritti, avrei scelto la bambina, la casa, la famiglia, una vita più congeniale a me, che non sono per carattere una donna intraprendente, che non sento di avere le unghie abbastanza affilate per questa società, che credo in pochi semplici valori tradizionali e che non reputo un’onta dedicarsi unicamente alla famiglia, anzi!
    Faccio volentieri qualche sacrificio per far bastare lo stipendio di mio marito, faccio più volentieri quel genere di sacrificio, che quelli che ho fatto in tutti questi anni.
    Svegliare la bambina prima delle 7, anche quando era piccolissima, portarla fuori, con il gelo, lasciarla a mia madre e andare a lavoro e ogni giorno la stessa banda e poi non mi resta tempo per campare, anzi, giusto per campare mi resta tempo, ma non per vivere, per godermi le piccole cose, che prima bastavano a rasserenarni.

    Reply
    • Tiz 6 Febbraio 2012 at 19:27

      Mi ha colpito, Sara, questo tuo commento… mi hanno fatto riflettere soprattutto il dolore e la sofferenza che queste tue parole esprimono. E mi chiedo davvero perché si debba arrivare a questo, perché questa società imponga dei modelli così assurdi ai quali è difficile sottrarsi.
      Prima dell’emancipazione femminile lo stereotipo della donna era quello della perfetta casalinga, dietro i fornelli, con un numero considerevole di figli, dedita alla pulizia e obbediente col marito. Adesso è cambiato, la donna perfetta è quella che fa uno, massimo due figli, che lavora otto ore fuori casa e magari fa anche carriera, che rientra stanca ma dedica tempo di qualità ai figli, che ha la casa pefetta e un uomo alla sua altezza. E così, di stereotipo in stereotipo il rischio è sempre quello: ci sentiamo inadeguate, non all’altezza e non possiamo decidere chi e cosa vogliamo essere. Perché non è facile smarcarsi da questi modelli, non è facile urlare “basta” e prendere in mano le redini della nostra vita. Sono tutti lì pronti a criticare, giudicare, sfottere, spaventare…
      Capisco quello che scrivi e perché sei rimasta tanto intrappolata in questa situazione… io avevo fatto una scelta molto prima di iniziare il lavoro, ne ero fermamente convinta, ho un carattere tosto, eppure al momento di andare a consegnare quella lettera di dimissioni la mia testa era piena di dubbi e paure e non mi è costatao poco sconfiggerle.
      Alla fine ce l’ho fatta e ne sono felice, ti auguro davvero con tutto il cuore che tu possa riprenderti la tua vita e ritrovare la serenità: ecco i diritti che devi far valere!

      Reply
      • sara 7 Febbraio 2012 at 13:51

        Ciao,
        grazie delle tue belle parole. Anch’io, come te, ho la testa piena di mille dubbi, perchè mio marito è un operaio e paghiamo un affitto, non alto, ma comunque un affitto. Il lavoro precario che penso di fare è quello della maestra supplente, quindi può capitare che lavori, come anche no. Fino a qualche anno fa mio marito ed io eravamo messi molto male economicamente, perchè lui aveva chiuso in passivo una piccola attività ed era pieno di spese.
        Oggi la situazione è migliore di parecchio, ma la paura che tutto possa precipitare di nuovo c’è e non mi permette di vivere serenamente questa decisione, che invece è assolutamente sensata, almeno se usiamo la salute come indicatore.
        Sicuramente se l’indicatore sono i soldi, lasciare un secondo stipendio è un errore, specialmente per chi, come me, non ha una solida entrata di base su cui fare affidamento; ed è inutile dire che mio marito non approva affatto e che ultimamente sono nate anche molte discussioni per questo.
        MA io non ce la faccio più. Ormai vivo il mio lavoro come una condanna e segno letteralmente i giorni che mancano alla fine.
        Sono giovane e spero che si apriranno nuove prospettive. Ci voglio credere, perchè se mi metto ad ascoltare solo le paure e le ansie che io mi creo o che altri mi sperano di ispirarmi lasciare il lavoro è un gesto che rischio di non compiere mai.

        Reply
  • tamara 4 Aprile 2012 at 14:55

    Ciao ragazze!
    Piacere di conoscervi e Tiz complimenti, ma soprattutto grazie per quello che hai scritto!
    Mi calza a pennello questa discussione proprio perchè mi trovo nella difficile situazione di dover scegliere tra il mio lavoro e la mia famiglia. Mi piace lavorare, è rassicurante avere uno stipendio fisso, ma…c’è un ma!
    Se per andare al lavoro (full time a 20 km da casa) devo rinunciare alla mia vita, al mio rapporto di coppia quotidiano (abbiamo solo una mezza giornata di riposo in comune a settimana e un’oretta la sera), devo correre a destra e a manca stressando tremendamente i miei figli, dividermi tra lavoro, pulizie, sport, cene, merende, visite mediche…e poi non mi resta il tempo per godere di quei soldini che mi sono guadagnata, ne vale la pena? Certo sono fortunata perchè non ho un mutuo da pagare e mio marito ha un buon lavoro, quindi potrei restare a casa finalmente e far trovare ai bambini la mamma a casa che profuma di crostata! Lo sogno e lo desidero sempre di più! In passato ho già fatto la casalinga ed è stato bello, ma a volte noioso…anche perchè i bambini erano piccolissimi e con gli orari di mio marito, mi occupavo di tutto io. Ma adesso? Ora che vanno a scuola (elementari) potrei dedicarmi alla mia passione, fare mercatini cosa che adoro, preparare bei pranzetti e cenette a sorpresa! Magari imparo anche a fare il pane 🙂 e mi curo un piccolo orticello nel mio giardino! Perchè no? Finalmente potrei andare al mare non solo la domenica, giocare sulla sabbia senza orologio alla mano…fare passeggiate, salutare vecchie amiche e magari fare un pò di volontariato! Certo si faranno delle rinunce, ma non essendo abituata nè ad andare dal parrucchiere, nè dall’estetista…nè in palestra, nè tanto meno fissata per i vestiti, alla fine me la caverei! Sto anche imparando a cucire, lavoro ai ferri e chi più ne ha, più ne metta! Nella mia testa ho già preso la decisione e mio marito è d’accordo con me, l’unica paura è per il futuro. E se me ne pentissi? Se, ad esempio, mi sentissi meno utile perchè non porto a casa la mia parte? Anche se il lavoro in casa è enorme, i soldi son sempre soldi, purtroppo. Ora come ora, credo che il peccato più grande sia non avere il tempo per i miei figli, per mio marito e per me stessa. Chi mi ridarà tutto questo un giorno? Nessuno! Potrei anche accettare l’idea di aver fatto una scelta sbagliata, ma non mi perdonerei mai di non essermi goduta al massimo le cose belle che la vita mi ha dato: persino i soldi vanno e vengono, ma il tempo…lui va solo e non torna più!
    Un abbraccio e un grande in bocca al lupo a tutte :*
    Tamara*

    Reply
  • Phoebe 22 Febbraio 2013 at 13:57

    Grazie Tiz,
    hai scritto un bel post su questo tema e sono d’accordo con te su tutto.
    Magari il contributo statale per le casalinghe solo se la famiglia ne ha veramente il bisogno, ecco…
    Anche io sono a casa, all’inizio mi ci sono ritrovata perché il mio contratto finiva proprio quando è iniziata la mia prima gravidanza, poi mi sono resa conto che era quello che faceva per me e sono davvero contenta di questa situazione.
    Faccio un po’ la sarta, ma solo nel tempo libero e poi faccio un sacco di altre cose.
    Come faremmo a fare le commissioni di tutti i giorni se fossimo tutti e due in un ufficio, per esempio?
    Poi c’è anche la questione scuola… stiamo pensando ad un educazione alternativa, tipo homeschooling… ma per questo c’è ancora del tempo!
    ciao ciao

    Reply
  • loredana 8 Marzo 2013 at 17:17

    ciao, per certi versi appoggio in pieno ciò che scrivi: ogni donna dovrebbe esser libera di scegliere … ma in effetti nella situazione attuale non è sempre possibile: bisogna andare per gradi… io ho una mia idea in proposito, ma sarebbe un po lunga da descrivere qui: vieni a trovarmi sul mio blog (non so se posso mettere il link diretto…il post si intitola “maternità e lavoro”)… vorrei mettere d’accordo un po’ tutte le fazioni: mamme casalinghe, lavoratrici e autonome sul fatto che per i primi 18/24 mesi la coppia mamma – neonato non si può separare… se poi 6 d’accordo (se non lo 6 lasciami pure il tuo punto di vista) puoi firmare la petizione a piè di pagina. Naturalmente vale per tutte. Grazie

    Reply
    • Tiz 12 Marzo 2013 at 22:10

      Ciao Loredana, ho modificato il tuo commento aggiungendo il link. Ho letto il tuo articolo e concordo pienamente! Io ho provato entrambe le esperienze: con i primi due figli sono rientrata al lavoro (anche se solo per 4 ore per i primi mesi) quando avevano 9 mesi, con gli altri due non ho dovuto farlo perché avevo già lsaciato il mio impiego. E vivere la maternità senza avere un termine, che è davvero troppo breve, è tutta un’altra cosa: non ci si deve preoccupare se il bambino non ha già un ritmo per il mangiare e il dormire, ci si può dedicare a fare un minimo di EC, si può fare autosvezzamento… tutte cose che molto difficilmente si possono fare se non ci si occupa direttamente del bambino. Per non parlare della tranquillità a livello psicologico 🙂

      Reply
  • sara 13 Marzo 2013 at 16:13

    Come si fa a non essere d’accordo?! A me non possono darlo il part time e torno quindi a casa alle 15.30 ( sebbene sia avvantaggiata rispetto a chi torna anche più tardi). Non volendo mandare la bambina al tempo pieno, visto che il prossimo anno andrà in prima elementare, so già che mi aspetta una vitaccia, fatta di corse di qua e di là, la mattina per portarla a scuola, con la fretta e la paura di fare tardi e la sera per andarla a riprendere dai nonni dove non mi sarà facile staccarla improvvisamente dalle sue attività: stanca io e stanca lei e il primo prodotto della stanchezza è il nervosismo e siccome non sono una mamma che ha fatto un figlio per poi lasciarlo a se stesso, al nervosismo spesso subentra anche l’esasperazione di non riuscire a fare tutto quanto, ma di doverlo fare comunque, altrimenti tutto sfugge di mano.
    Fa presto chi dice di delegare. Ma ci sono cose che una madre non può delegare: una favola la sera da chi gliela faccio leggere, dal vicino di casa? Tutte quelle piccole attenzioni che fanno appunto la differenza fra un figlio seguito e uno fatto e lasciato in balia dell’onda chi gliele dovrebbe dare?! I figli non vogliono una madre surrogata. Io finora ho evitato gli asili nido, ma la soluzione della nonna mi si è ugualmente ritorta contro, mi ha ugualmente esasperata, mi ha spesso convinta a lasciare il lavoro, fosse quel che fosse! Poi devo tornare alla realtà e rendermi tristemente conto che senza il mio lavoro, precario per di più, non arriveremmo mai alla fine del mese e allora mi rassegno, ma rimango dell’idea che questa vita non sia giusta per nessuno.

    Reply
  • Elena 22 Novembre 2013 at 13:04

    Grazie! Sono rifinita qua per caso dopo un anno (avevamo parlato del parto in casa)etrovo questo articolo dopo ieri in cui ho rifiutato la chiamata ad un concorso. Il tempo con loro non ha prezzo ed è una soddisfazione continua.

    Reply
  • gabriella 27 Luglio 2016 at 13:47

    L’Italia e’ un paese con il tasso di occupazione femminile abbastanza basso rispetto agli altri paesi EU, voi donne italiane volete fare le casalinghe e farsi mantenere anche a vita, non solo dai mariti ma anche dallo stato (visto alcune proposte dello stipendio in favore alle casalinghe) ma allo stesso tempo trarre i benefici dall’emancipazione, come la liberta’ di prendere le proprie decisioni, studiare, uscire liberamente, coltivare gli interessi al fuori delle faccende domestiche, non dover obbedire ai mariti, coinvolgerli nella cura di casa etc. . Vi fa comodo avere gli stessi diritii degli uomini senza assumersi i loro doveri, come quello di guadagnare i soldi e garantire la sicurezza economica per la propria famiglia. Criticate i mariti che vogliono (giustamente secondo me) che anche le loro donne lavorino e si assumino la responsabilita per il benessere e il tenore di vita della famiglia , ma se i vostri mariti un giorno dovessero comunicarvi di essere gia stanchi di lavorare e voler stare a casa e fare il casalingo a tempo piena per scelta, come sarebbe la vostra reazione? Se la donna e libera di scegliere se lavorare oppure fare la casalingha, lo stesso dovrebbe valore anche per l’ uomo, vero?
    Per quando riguarda lo stipendio dallo stato (cioe ‘ in effetti da tutti i contribuenti!!) a favore delle casalinghe, non vedo nessun motivo per il quale chi paga le tasse dovrebbe pagare anche’ per le scelte altrui, mantenere le persone sane e in grado di lavorare. Ma stiamo scherzando? Lo stato non deve privilegiare un gruppo sociale (in questo caso le casalighe) alle spese degli altri gruppi (in questo caso lavoratori) ,se pagasse alle casalighe, dovrebbe anche pagare ai tutti i disoccupati, ai tutti i lavoratori/le lavoratrici che si occupano dei fligli e della casa anche part-time.

    Reply

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.