Nel mio post di ieri avevo scritto che ero indecisa tra il parlare di Festa della Donna o di cartucce ricaricabili… Visto che poi ho scelto la prima (e ho fatto bene: l’articolo è stato selezionato per la prima pagina dallo staff di Paperblog =D), ora parlerò delle cartucce, differenze degli inchiostri, procedimento di ricarica ecc…
Ho provato ad usare gli inchiostri per ricaricare la cartucce ancora parecchi anni fa; purtroppo si trattava di un procedimento macchinoso, sporco e non necessariamente conveniente per l’utilizzo limitato che faccio della stampante. Le cartucce compatibili restavano una scelta economicamente conveniente e molto più pratica.
Però ogni tanto dovevo conferire al CERD, tra i rifiuti speciali, le vecchie cartucce che, originali o compatibili che siano, sempre usa-e-getta restano. Così adesso, per la nuova stampante, ho deciso di ridarmi agli inchiostri e alle siringhe… e mi sono pure divertita!
Innanzitutto mi sono informata sul tipo di inchiostro. Per le stampanti a getto di inchiostro ne esistono di due tipi: dye-based (il colore è disciolto in un solvente, spesso acqua) e pigmentati (le particelle di colore sono in sospensione in agenti chimici che permettono la loro adesione sulla carta).
Pro e contro: gli inchiostri a pigmenti danno stampe più belle, lucide, durevoli e resistenti (alla luce, all’acqua, alle abrasioni) perché in pratica formano un film compatto che aderisce alla carta senza penetrarla. Hanno però lo svantaggio di creare più problemi alle testine di stampa, soprattutto se la stampante rimane inutilizzata per periodi lunghi. Gli inchiostri dye-based arrecano meno problemi alla stampante, sono più economici, però il colore è più sensibile ai raggi ultravioletti e quindi, se le foto sono esposte alla luce del sole, tendono a sbiadire.
Alla fine, visto che non devo stampare foto artistiche che durano nel tempo e che spesso la stampante rimane inutilizzata per settimane ho optato per i dye-based.
Così è cominciata la ricerca di un negozio (on-line, ovviamente); ho notato che alcuni offrono inchiostri compatibili con tutte le stampanti di una certa marca, mentre altri hanno prodotti diversi per ciascun tipo di cartuccia della stessa marca. Leggendo qua e là ho capito che non si tratta di una differenza da poco: ogni stampante è progettata per un certo tipo di inchiostro e quindi, se si vuole ottenere il massimo e, allo stesso tempo, evitare inconvenienti con la stampante, è meglio optare per un inchiostro specifico. I costi sono un po’ più alti, ma ho ritenuto che ne valesse la pena.
Cartucce: quello che rendeva complicata la ricarica anni fa era la presenza di un tampone all’interno della cartuccia. Questo tampone c’è ancora nelle compatibili come nelle originali. Per questo motivo per ricaricarle è necessario procedere molto lentamente in modo che l’inchiostro penetri nella spugna. Il problema si pone dopo un po’ di ricariche, quando il tampone tende a seccarsi e alcuni pezzetti possono finire nelle testine di stampa intasandole. Quindi la cartuccia va comunque buttata dopo 4-5 ricariche.
Però esistono adesso nuove cartucce… bellissime: non contengono tamponi e sono trasparenti, così si vede bene quanto inchiostro c’è e quanto le stiamo riempiendo! Inoltre hanno un chip auto-resettante che evita di dover acquistare l’apposito resetter. Questo perché il chip sulle originali (e sulle compatibili) comunica alla stampante il livello degli inchiostri e se comunica che la cartuccia è vuota sarà del tutto inutile riempirla… la stampante continuerà a vederla vuota. Con le autoresettanti le vedrà sempre piene… ci si accorgerà da soli se un colore è finito, evitando anche lo spreco di cartucce che magari proprio vuote non sono… Ed evitando anche il problema assurdo di tutte queste stampanti: se un colore è finito non si può stampare nulla, nemmeno in bianco e nero.
Ed eccoci qui, con le cartucce nuove e vuote, pronte per la ricarica, le nostre bottigliette di inchiostro, le nostre siringhe, i guanti di lattice e un foglio per preservare il piano da lavoro. Per questa prima volta queste ultime due precauzioni si sono rivelate inutili: non ho sporcato nulla.
Innanzitutto bisogna togliere i due tappini (nella foto la cartuccia magenta ha ancora i due tappi, mentre a quella nera li ho tolti): quello bianco (sotto) non verrà più inserito (se non quando dovete spostare la stampante per evitare che esca inchiostro) e permetterà l’ingresso dell’aria quando l’inchiostro uscirà dalla cartuccia; il secondo (quello colorato) tappa il buco che serve per ricaricare e andrà rimesso in sede una volta che la cartuccia è stata riempita.
Il produttore consiglia di non riempire le cartucce oltre l’85% della loro capacità; io sono stata prudente e ho ricaricato 10 ml per ogni cartuccia (che dovrebbe contenere 15 ml). Se si inserisce troppo inchiostro la carticcia gocciolerà. Sarà sufficiente aspettare che non goccioli più prima di inserirla nella stampante.
E’ importante utilizzare sempre la stessa siringa e lo stesso ago per ciascun colore, quindi scrivete sui tappini e sulle siringhe la sigla dei colori.
Dopo aver tolto il tappo aspirate l’inchiostro dalla boccetta,
poi iniettatelo all’interno della cartuccia, lentamente per evitare schiumette e bolle varie.
Una volta riempita la cartuccia rimettete il tappino colorato e inseritela nella stampante. Facile, veloce, pulito.
Il lavaggio delle siringhe ha divertito Tabita… e anche la mamma che fotografava: giocare con i colori ha sempre qualcosa di magico! Per farlo abbiamo messo pochissima acqua nel lavandino, lavato la prima siringa 3 volte, sostituito l’acqua, lavata un’ultima volta e poi siamo passate alla seconda siringa.
Ho notato che è meglio metterle ad asciugare con l’ago separato. Riposto il tutto in una scatoletta pronto per il prossimo uso. E per qualche anno nessuna cartuccia finirà in discarica.
Le stampe sono risultate identiche a quelle fatte con inchiostri originali. Visto che mi sono trovata molto bene con il mio acquisto vi lascio il link del negozio dove ho comprato io: IlCompatibile.
Un’ultima considerazione. Nel libretto istruzioni della stampante il produttore, con toni minacciosi, avvisa che l’utilizzo di cartucce non originali fa decadere la garanzia della stampante. Secondo un sondaggio europeo di Altroconsumo e di altre associazioni di consumatori questo frena il diffondersi dei prodotti compatibili… Però, ci ricorda Altroconsumo “che gli articoli 81 e 82 del trattato istitutivo della comunità europea vietano espressamente di applicare “condizioni dissimili per prestazioni equivalenti”, perché questo costituisce un ostacolo alla libera concorrenza. Il produttore può annullare la garanzia solo se dimostra che il problema è causato proprio dall’uso della cartuccia non originale.” Quindi se l’inchiostro non originale ha causato l’otturazione delle testine la riparazione non sarà in garanzia, mentre se la lampada dello scanner della mia multifunzione smette di funzionare, oppure il tasto di accensione si rompe… la Epson (nel mio caso) dovrà riparare il danno in garanzia, oppure dimostrare che questo è stato causato dall’inchiostro non originale!
Conti alla mano: € 65 (inclusa spedizione) per un kit completo di 6 cartucce (e 6 siringhe) più 6 boccette di inchiostro da 100 ml, equivalenti a 7,7 ricariche complete di 13 ml (capacità delle cartucce originali). Un kit di cartucce originali Epson, acquistate direttamente dal produttore costa € 69 (spedizione esclusa)… Quindi con questo primo acquisto ho speso quello che avrei speso per una sola serie di cartucce originali… ma ho ancora a disposizone inchiostro per altre 6,7 ricariche… Quindi finirò per risparmiare € 462,00… Francamente mi sento di correre il rischio di dovermi pagare l’intervento di assistenza, cosa peraltro mai resa necessaria con la vecchia stampante, con la quale ho sempre usato inchiostri compatibili e che ha svolto egregiamente il suo dovere per oltre 7 anni…
E non ho messo in conto il risparmio ecologico…
5 Comments
ti ho lasciato un pensierino da me…
Ottimo articolo, complimenti!
Grazie! Ne approfitto per dire che ho notato un “problema”: se le cartucce si svuotano del tutto c’è poi bisogno di una serie di cicli di pulizia per farle ripartire, quindi sarebbe sempre meglio rabboccarle prima che si svuotino completamente.
Aprirò una stamperia grazie a questo articolo… A parte gli scherzi, grazie mille. In questo tempo di crisi tenersi in tasca 462 Euriii significa molto. Ho un centro benessere e non utilizzo molto le stampe, ma qualche volta ci posso fare delle promozioni interessanti invece di dover sempre aspettare di stampare quantitativi importanti come per i volantini in tipografia.
Ciao a presto
PS consiglio il tuo sito a qualche amica…
A distanza di 2 anni la mia Epson (PX710W) ha smesso di funzionare. Ho scoperto che Epson inserisce un contatore di cicli di pulizia per cui dopo averne effettuati un tot la stampante si blocca. Questo perché l’inchiostro usato per la pulizia delle testine finisce su di un tampone che col tempo si riempie e si rischia che la stampante perda inchiostro. Ovviamente il contatore è tarato in maniera mooolto prudenziale, quindi in rete si trovano software che consentono di resettarlo con tranquillità per almeno 3 volte senza correre il rischio che il tampone sia realmente pieno. Ovviamente per il mio modello non si trova questo programma. L’ho portata in negozio e mi è stato comunicato che avrei dovuto inviarla in assistenza e, non essendo più in garanzia la spesa non valeva l’intervento. Così l’ho sostituita. Questa volta con una HP per protesta con Epson per questo sistema che mi ha “fregato” 2 stampanti (quella di prima si era bloccata e non avevo capito perché…). Resta il fatto che in questi due anni, con gli inchiostri che ho fotografato in questo articolo (di cui mi sono rimasti sì e no 3 ml per colore!) ho stampato davvero tantissimo, inclusi i libretti che allego ai miei mei tai, 7 fogli fronte retro con parecchie foto. Quindi il bilancio è stato positivo… e anche per la mia nuova HP ho acquistato gli inchiostri e le cartucce… ma questa è un’altra storia!