Da molto tempo aspetto di scrivere un articolo per raccontare l’esperienza del gruppo interculturale del nostro Istituto Comprensivo; ne approfitto oggi, con il dibattito aperto dalla decisione del sindaco di Monfalcone di firmare un accordo con due istituti comprensivi del suo territorio per mettere un tetto massimo del 45% agli alunni stranieri iscritti alle scuole dell’infanzia.
Quando Luca ha iniziato la scuola primaria nel nostro Comune, i bambini “stranieri” (lo virgoletto perché la maggior parte di loro è comunque nata in Italia) erano in numero piuttosto elevato rispetto agli anni precedenti. Le maestre hanno visto in questa presenza un’opportunità per la scuola e per i bambini. E così è nato il gruppo degli “Interculturati”, come ci siamo definiti in questi sette anni; genitori di diverse nazionalità accomunati dalla voglia di stare insieme, di condividere, di fare qualcosa per il futuro nostro e dei nostri figli.
Abbiamo iniziato ad incontrarci in biblioteca, ci siamo raccontati le nostre storie fatte di viaggi, di confini varcati, di radici perdute, mancate, rimpiante. Sofferenze, difficoltà, nostalgia… ma anche gioia, soddisfazione, coraggio. Queste persone, fino ad allora incrociate davanti ai cancelli della scuola o alle riunioni, sono diventate amicizie per me importanti, hanno donato ricchezza alla mia vita senza portarmi via nulla. E anche per i nostri figli quei cinque anni di condivisione sono stati preziosi, ricchi di opportunità e non di limiti.
Siamo entrati nelle classi a raccontare le fiabe e le leggende dei nostri luoghi di origine in lingua straniera e in dialetto; i nostri figli hanno girato il mondo ascoltando suoni e assaporando profumi di luoghi più o meno lontani. Ecco cosa può e deve essere la scuola in questi anni: luogo di aggregazione, condivisione, scambio. Non certo di esclusione. E non solo perché non è giusto (e nemmeno saggio) escludere i bambini stranieri, ma anche perché, così facendo, rendiamo più povere le vite dei bambini italiani.
I nostri figli sono diventati grandi e noi siamo cresciuti in questo cammino, nuove voci si sono unite alle nostre in un progetto che ora coinvolge tutti i plessi del nostro Istituto.
La foto in testa a questo articolo è un dono di Erica Boschiero, è stata scattata durante la serata del 6 aprile di quest’anno quando, in Auditorium a Maserada, abbiamo presentato il nostro gruppo alla comunità; perché dalla scuola, dai bambini e dalle famiglie parte il contagio verso il cambiamento. E così vi lascio con la canzone che Erica ha cantato con i bambini della nostra scuola quella sera, una canzone quanto mai attuale e il cui titolo abbiamo scelto come nome per il nostro gruppo: Senza Confini. Un nome, un augurio!
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